domenica 27 gennaio 2013

OSPEDALI DELLA BASSA: CHE COSA SUCCEDE?

 Appare sul quotidiano "L'Arena " un articolo allarmante di Camilla Ferro dal titolo "L'ospedale di Isola serve a tutti".
A detta della giornalista, il sindaco di Isola della Scala nonché presidente della Provincia Miozzi si sarebbe infuriato con Bussolengo e Venezia che, a suo dire, avrebbero deciso di smontare, pezzo dopo pezzo, il servizio sanitario nella Bassa veronese. "Si assumono responsabilità pesanti - tuona Miozzi - di cui dovranno rendere conto ai cittadini: firmare la dismissione di questa struttura significa lasciare 300mila persone senza alcuna assistenza sul territorio». L'articolo prosegue: "Per ribadire la necessità di tenere «vivo l'ospedale isolano, ma non così come l'hanno ridotto ma come era fino a qualche anno fa quando rappresentava un vero e proprio fiore all'occhiello dell'Ulss 22», Miozzi spara il suo asso nella manica e illustra un documento che lunedì sarà inviato a Venezia (al presidente Zaia, all'assessore Coletto, al segretario generale Mantoan e a tutti i membri della V Commissione) firmato da 26 sindaci della Bassa con cui, «dopo un anno di lavoro, di incontri non ufficiali, di studi e valutazioni dimostriamo la grave situazione che si verrà a creare con la riorganizzazione della rete ospedaliera che qui si sta accingendo a fare la Regione». L'allarme lanciato da Miozzi prevede la pianura veronese a rischio di una vera e propria desertificazione sanitaria; tutta la Bassa non sarà più servita da un servizio di Pronto Soccorso con terapia intensiva, eccezione fatta per la zona del Legnaghese. Cosa succederà allora a chi abita a Isola? A Bovolone? A Zevio? Il primo ospedale a disposizione si trova a non meno di 40 minuti (Villafranca) che diventano di più se si scende a Legnago o si punta a Bussolengo, tempi tecnicamente troppo alti per far fronte ad un'emergenza. Succederà che la gente morirà». Così 26 sindaci della bassa avrebbero elaborato una proposta agli amministratori regionali con l'obiettivo di «far capire a chi, senza sapere di cosa sta parlando, con l'alibi del taglio dei costi mette croci sulle cartine geografiche condannando a morte interi paesi: chiudono ospedali e servizi  (continua Miozzi nell'articolo) perchè, dicono, bisogna risparmiare soldi; però poi avvallano situazioni in cui lo spreco è mille volte più grande. Evidentemente  chi gestisce la sanità pubblica tanto democratico non è e cede a convenienze di altra natura».  Il documento - scrive L'Arena  -parla chiaro: «C'è una sperequazione di strutture ospedaliere tra il nord e il sud della provincia veronese: nella porzione sud-ovest non vi è la certezza di un presidio capace di garantire i necessari standard di sicurezza. Al momento la Bassa dispone di un solo ospedale per acuti a regime a Legnago, uno per acuti in agonia a Isola della Scala ed un altro in cantiere a Villafranca: ci sono circa 300 mila abitanti con un solo nosocomio attivo e due dal futuro incerto. A nord, invece, ci sono 4 ospedali per acuti (Negrar, Peschiera, Bussolengo, San Bonifacio) per un totale di 363 mila abitanti». «I numeri», sottolinea Miozzi, «fotografano una situazione di disomogeneità: sopra l'autostrada A4 c'è altissima offerta di servizi, sotto, praticamente con la stessa popolazione, ce n'è meno della metà. Qualcosa non va, no? E lo spreco sarebbe l'ospedale di Isola tenuto aperto per salvare la vita a chi vive nel raggio di una trentina di chilometri?». Il documento prosegue: «Noi sindaci della pianura veronese riteniamo che questo territorio possa perfettamente collimare con una Ulss a tutti gli effetti con almeno due ospedali, uno Legnago e uno ad Ovest, dotati di pronto soccorso con terapia intensiva e reparti a supporto per gestire l'emergenza. Chiediamo inoltre che non venga depotenziata l'Ulss 21, che la dirigenza generale rimanga nel territorio come garanzia per una prospettiva di servizio e sviluppo». Gli amministratori locali chiedono «per la parte sud-ovest afferente all'Ulss 22 un ospedale di rete con 300 posti letto suddivisi tra area medica, chirurgica, riabilitativa, intensiva e materno-infantile cui affiancare una attività poliambulatoriale con punto di primo intervento attivo 24 ore al giorno e day surgery, Rsa con 50 posti letto e ospedale di comunità; per la parte sud-est riguardante l'Ulss 21 che l'ospedale di Legnago venga riconosciuto come provinciale con dotazione tecnologica corrispondente e investimenti specifici». Ma non basta. Miozzi affonda la stoccata:«Pretendiamo che vengano ridefinite le strategie riguardo agli ex ospedali per acuti di Zevio, Bovolone e Nogara valorizzando le potenzialità e i contenuti delle strutture esistenti».  «Bisogna che lo capiscano sia Dall'Ora che Coletto e Zaia che così, qui, non possiamo stare e che è una follia aver svuotato l'ospedale di Isola della Scala: significa aver tolto alla gente il diritto alla cura. Devono, anzi, rimetterlo in piedi e riempirlo come un tempo. Porteremo le nostre istanze in ogni sede istituzionale fino a che non raggiungeremo il nostro obiettivo che è quello di garantire l'assistenza a un bacino di 300mila persone destinate, altrimenti, a morire di malasanità».
Fin qui l'articolo. E BOVOLONE? 
Ricordiamo che nel Consiglio Comunale del 16 ottobre scorso le opposizioni avevano presentato unitamente un'interpellanza per ottenere dal Sindaco risposte concrete relativamente ad una visita dei vertici dell' Ulss 21 all'Ospedale san Biagio; ci erano state date ampie rassicurazioni sul fatto che la sanità a Bovolone non sarebbe stata toccata dalla mannaia dei tagli. Ora l'incubo sembra tornare prepotentemente d'attualità e la cittadinanza ancora una volta viene tenuta all'oscuro di tutto. Avevamo chiesto che venisse indetta un'assemblea pubblica per informare i cittadini sul destino dell'ospedale ma anche questa volta l'amministrazione ci delude. Alla luce di quanto l'articolo riporta, però, il Sindaco non potrà più tacere e chiederemo che ci vengano forniti tutti gli aggiornamenti sul caso e, soprattutto, ci venga detto come l'amministrazione ha intenzione di muoversi.