martedì 15 novembre 2011

CONSIGLIO STRAORDINARIO PER CA' DEL BUE

Venerdì sera alle 18,30 il Comune di Bovolone ha indetto un Consiglio Straordinario per discutere in merito all'opposizione all'apertura dell'Inceneritore di Cà del Bue.
Sono stati invitati anche i Sindaci e gli amministratori dei Comuni di Albaredo d'Adige, Buttapietra, Caldiero, Castel d'Azzano, Castelnuovo del Garda, Cazzano di Tramigna, Colognola ai Colli, Illasi, Lavagno, Palù, Ronco all'Adige, Salizzole, S. Martino Buon Albergo, Soave, Vigasio e Zevio.
L'apertura dell'impianto di Cà del Bue ha scosso l'opinione pubblica veronese per le ricadute in termini ambientali e di salute dei cittadini dovute all'emissione nell'aria dei fumi della combustione dei rifiuti ed alla produzione di fanghi a chiusura del processo.
Solo per fare un esempio, negli USA e in Germania non costruiscono più inceneritori come quello di Cà del Bue. Gli Inceneritori sono stati sostituiti, negli USA, dalla raccolta differenziata spinta e in Germania con impianti di Trattamento Bio-Meccanico dei rifiuti.
Sono stati analizzati gli effetti positivi e negativi delle diverse tecnologie: Incenerimento, Gasificazione, Trattamento Bio-Meccanico, Discariche e il processo di Raccolta Differenziata, con dati relativi al loro impatto ambientale e sulla salute.
Mentre in Italia sono stati programmati un centinaio di questi siti, la Germania si è fermata a 73 impianti e negli USA è stata interdetta la costruzione di nuovi impianti di Incenerimento.
Perché? Gli inceneritori sono stati definiti pericolosi non solo per i fumi inquinanti, ma soprattutto per le ceneri e i fanghi residui, contenenti metalli pesanti, che devono essere smaltiti con cautela e a costi molto alti. La comparazione fatta sulle emissioni delle diverse tecnologie ha accettato come il Trattamento a Freddo sia il meno inquinante. 
Per avere un'idea di come funziona un trattamento a freddo si può fare l'esempio di Vedelago (TV), dove entra la parte non differenziata del rifiuto, quindi quella secca, depurata dall'umido, che viene raccolto a monte, e anche dalla plastica e dal vetro.
Attraverso una procedura più capillare di selezionamento il rifiuto viene ulteriormente depurato dal vetro, dal metallo e dalla carta, che prendono la via dei consorzi di riciclo. Ciò che resta è la plastica che viene suddivisa per colore e per polimero (ovvero per tipologia chimica: in commercio esistono più di 30 tipi di plastiche). La parte più pregiata viene rivenduta sul mercato a circa 80 euro alla tonnellata, mentre il residuo viene tritato e sottoposto ad un trattamento di riscaldamento meccanico, per frizione, che la scioglie e ne fa una lunga treccia che poi viene raffreddata asciugata e tritata di nuovo. In questo modo si ottiene un sabbia sintetica rivenduta alle industria come "materia prima secondaria" che finisce dentro al materiali di costruzioni per realizzare cordoli stradali, materiali da giardino, mattoni per l'edilizia antisisismica e via elencando.
Un impianto come quello di Vedelago costa 10 milioni di euro e riesce a trattare 100 tonnellate al giorno di rifiuto non differenziato, che ricicla per il 97 per cento.
Ci sono poi da sottolineare i costi astronimici sostenuti dal 1988 ad oggi per la costruzione, la manutenzione, l'aggiornamento di Cà del Bue, costi sui quali sta vigilando la Corte dei Conti per capire se, a fronte di un impianto mai veramente attivato, vi sia stato o meno un danno all'erario di cui qualcuno prima o poi, dovrà rispondere.
E quanto abbiamo scritto è solo la punta dell'iceberg di un problema la cui soluzione sembra davvero di là da venire.