In questi tempi di elezioni in cui ci si chiede sempre più spesso che cosa significhi "amministrare bene", questo libro può essere un aiuto concreto per qualche spunto di "buon governo" tratto da esperienze reali riscontrate in molte realtà locali dove si è riusciti davvero a coniugare scelte virtuose con risultati sorprendenti. Ciò dimostra, quindi, come si possa davvero fare amministrazione in modo intelligente e costruttivo, spesso anche senza grandi risorse economiche o la realizzazione di progetti faraonici.
La Pubblica Amministrazione può cambiare, a partire dal basso: il “Manuale del Buon Amministratore” è un ricco compendio di buone (spesso eccellenti) pratiche sperimentate in piccoli e medi Comuni italiani, in Provincie e consorzi di Comuni. Norme, delibere e provvedimenti virtuosi che mettono al centro principi chiave come sicurezza-accoglienza, sviluppo-turismo sostenibile, traffico-mobilità intelligente, agricoltura-filiera corta, adottando indicatori incentrati sulla qualità della vita.Spazio inoltre per i grandi temi, quali energia ed acqua intesi come “beni comuni” e per gli strumenti di verifica quali bilancio.
Un vademecum che mette in ordine la cassetta degli attrezzi del Buon Amministratore locale, che vuole essere protagonista di “piccole opere” per lo sviluppo locale. Numerosi gli esempi, concreti e replicabili: dal Bilancio Partecipativo del Comune di Canegrate all’accoglienza degli stranieri con il Progetto Rassicura di Pinerolo, fino al turismo sostenibile di Grottammare (AP) e all’impegno contro la criminalità organizzata dell’associazioni di Comuni “Avviso pubblico”.
Il Buon Amministratore non progetta il Ponte sullo Stretto ma “piccole opere per lo sviluppo locale” , Progetti virtuosi su energia e acqua come beni comuni ma anche sui diritti di cittadinanza.
IL MANUALE DEL BUON AMMINISTRATORE LOCALE
Buone pratiche da copiare per Sindaci ed amministratori pubblici con un intervento di Rita Borsellino
di Salvatore Amura e Stefano Stortone




Quest'anno la Festa della donna cade l'ultimo giorno di Carnevale. Ovviamente le due ricorrenze nulla hanno in comune se non la coincidenza della data; ciò rischia tuttavia di sminuire quello che è un appuntamento che non dovrebbe essere limitato a questo giorno ma rappresenta un richiamo forte alla condizione femminile che in una società come la nostra non ha ancora raggiunto quel livello di dignità e progresso degno di una nazione civile. Senza avere la pretesa di insegnare alcunché ci limitiamo soltanto a sottolineare come l'Italia sia agli ultimi posti in Europa per ciò che riguarda l'emancipazione femminile nel lavoro, nell'ambito della politica ed dell'amministrazione, nella dirigenza delle imprese industriali e nella partecipazione alla gestione dell'economia ad alti livelli. E senza inoltrarci in discussioni sui massimi sistemi, la figura della donna resta ancora legata a quella di stereotipi difficili da modificare e che ne rallentano il cammino verso la piena parità in ogni ambito della vita. Nella nostra piccola realtà cittadina possiamo riscontrare quotidianamente i segnali di queste difficoltà che comunque non si fermano al solo mondo femminile ma si allargano a quello della famiglia, da sempre comunque identificata con la donna, e delle problematiche a questa riconducibili (figli, anziani, persone in difficoltà.......) per non parlare dell'emergenza lavorativa che, in momenti di crisi, colpisce maggiormente le donne, già penalizzate nell'occupazione in situazioni normali.