Un appuntamento così importante come i 150 anni dell'unità d'Italia non può essere ridotto ad una mera ricorrenza celebrativa. La nascita di un'unica nazione e di uno stato unitario è stata il frutto di secoli di storia che hanno visto il sacrificio morale e personale di migliaia di donne e di uomini ancor prima che cominciassero i moti del Risorgimento. Se oggi possiamo chiamare Italia quella che per il Cancelliere austriaco Metternich era soltanto "un'espressione geografica" lo dobbiamo a tutti coloro che, anche a costo della propria vita, hanno creduto agli ideali di libertà ed ai valori di una democrazia allora ancora embrionale ma che avrebbe determinato cambiamenti epocali.
Sarebbero molti gli spunti di discussione e di confronto che questa data potrebbe suggerire, ma crediamo che uno su tutti sia più che mai d'attualità e, in un certo qual modo, contrapposto (ma forse non contrario) al significato di unità che il 17 marzo porta con sé: ci riferiamo al tema del federalismo. E' un argomento controverso ma che sta animando da tempo il confronto politico per le implicazioni che una sua adozione potrebbe comportare nella nostra organizzazione politico-economico-amministrativa. Se ne parla da parecchio tempo ma ad essere onesti nessuno - nemmeno i suoi più convinti sostenitori - sa davvero che cosa intenda per "federalismo". Un'accezione più ampia del concetto vedrebbe il federalismo come l'unione tra diversi Stati (a volte denominati anche province, soggetti federali, Länder, commonwealth, territori, etc.),che mantengono in diversi settori le proprie leggi particolari, ma hanno una costituzione condivisa e un governo comune. L'unità che si viene a creare è spesso chiamata federazione. I due livelli in cui è costituzionalmente diviso il potere sono distinti tra loro e sia il governo centrale, sia i singoli Stati federati, hanno sovranità nelle rispettive competenze. Restringendo il campo al dibattito politico italiano, si parla di federalismo in riferimento quasi esclusivo ad un decentramento nella gestione pubblica, attribuendo ai singoli enti locali una maggiore autonomia nella raccolta delle imposte e nell'amministrazione delle proprie entrate e delle spese. Non dovrebbe pertanto essere messa in discussione l'unità nazionale che è e rimane tale, mentre l'attuazione di un federalismo, inteso nel senso di un decentramento di attribuzioni dal governo centrale agli enti territoriali, potrebbe rappresentare una nuova concezione dello stato, a patto che si persegua l'intento di un federalismo "solidale", dove prevalga comunque il sostegno collaborativo ed economico tra gli enti per cui quelli che dovessero trovarsi in difficoltà possano contare sull'aiuto di coloro i quali godono di maggiori risorse.
Al di là di quelle che saranno le scelte che verranno decise sull'adozione o meno di un modello federale per l'Italia del futuro, noi vogliamo porgere alla nostra nazione gli auguri per una festa che è di tutti: Buon Compleanno, Italia!